Filippo “Pedriny” Pedrini parla a Esporters di videogiochi competivi, Logan Paul, e il futuro dell’esport in Italia

Filippo “Pedriny” Pedrini, aka The Esport Maestro, è stato intervistato dai microfoni di Esporters, parlando del fenomeno sportivo in Italia

Filippo Pedrini, meglio conosciuto come The Esport Maestro, è un opinionista esportivo e content creator molto attivo su YouTube dove pubblica video che mischiano informazioni sull’esport, intrattenimento e umorismo. A Esporters ha rivelato le difficoltà di gestire un canale YouTube così particolare, la sua opinione sul caso Logan Paul, e una considerazione sul futuro degli esport in Italia.

Su YouTube è pieno di gente che parla di videogiochi. Come è nata l’idea di creare un canale dedicato invece agli esport, fenomeno che è ancora in crescita in Italia?

È vero che su YouTube è pieno di ragazzi che parlano di videogiochi, ma è anche vero che:  A) sono per la maggior parte gameplay quindi persone che “giocano” ai videogiochi e B) sono videogiochi commerciali/mainstream che poco o nulla hanno a che fare con la parte competitiva, o esport, della quale io mi occupo. Anzi diciamolo una volta per tutte: videogioco tradizionale ? esport. Hanno proprio un concetto di fruibilità totalmente estraneo uno dall’altro, condividono solamente il medium di appartenenza. L’idea è nata soprattutto per passione e per intercettare un fenomeno che seguo da tempo e che finalmente sta prendendo piede anche in Italia. I numeri del nostro paese sono ancora bassi, molto bassi, e investire ora significa andare in perdita, ma la direzione presa è quella giusta.

Quali sono le difficoltà a cui si va incontro per gestire un canale del genere e per crearne i contenuti?

Credit to: Marco Loprieno

Come tutti i canali c’è bisogno di costanza, costanza, e costanza, ma soprattutto, di rimanere informati su tutto quello che succede nel mondo. Non è sempre facile dato che ora come ora l’industria esport è una trottola indemoniata che sforna novità a ritmi impressionanti e non si sa verso che direzione andrà. Poi ovviamente, parlando del settore a 360°, bisogna star attenti a non focalizzarsi troppo su uno specifico titolo rispetto a un altro e dare la giusta importanza alle svariate news che arrivano (sia in campo nazionale che internazionale). Uno dei problemi più diffusi infatti è che sono davvero in pochi quelli che riescono a osservare l’ecosistema nella sua interezza, molti guardano solamente la nicchia in cui operano e questo spesso restituisce una visione complessiva sbagliata sugli effettivi valori in campo.

Si è parlato recentemente di Logan Paul e del suo comportamento in alcuni video del suo viaggio in Giappone, specialmente quello su Aokigahara. Secondo te, personalità che su YouTube sono molto influenti e seguite, specialmente da ragazzi giovani, dovrebbero assumersi maggiore responsabilità riguardo i video che pubblicano?

Ho vissuto più di tre anni in Giappone e ho visitato di persona la foresta di Aokigahara quindi mi sento molto vicino questa vicenda. Mettiamo le cose in chiaro: Logan Paul è un completo idiota, lo ha dimostrato con quel video, ma anche con tanti altri gesti di cui è stato protagonista in passato (tipo tuffarsi dal ponte di Rialto). La realtà però è che Logan Paul non è altro che l’immagine perfetta di quello che i ragazzi di oggi vogliono vedere, e se è vero che da una parte un grande influencer ha un certo tipo di responsabilità nei confronti dei contenuti che pubblica, dall’altra non riesco a non vedere una certa ipocrisia di fondo per questo sdegno generalizzato.

Quali sono, secondo te, i videogiochi che hanno un futuro longevo nel vasto mondo esportivo?

Avviso per tutti i lettori: chi risponde a una domanda di questo genere dimostrando sicurezza, o mente, o non sa di cosa sta parlando. La verità è che, come accennavo prima, l’industria esport è un po’ come il meteo: puoi fare tutte le previsioni che vuoi, ma ci sarà sempre quella volta che la perturbazione ti coglierà di sorpresa. I titoli oramai storici come LoL, Dota 2, CS:GO saranno sempre sulla cresta dell’onda, a questi va aggiunto chi come Overwatch, cerca di forzare la mano in maniera inedita con una lega dal valore di produzione spaventoso, chi ad anni alterni ha più o meno fortuna a seconda della versione del gioco (Call of Duty, Fifa). In questa delicata scacchiera vanno anche aggiunti i gusti nazionali. Ovviamente in Italia il calcio (così come esport motoristici come MotoGp) sarà uno dei principali traghettatori del settore competitivo nel mondo mainstream.

Il 10 gennaio è iniziata ufficialmente la Overwatch League: cosa pensi di questo nuovo torneo? Quali sono le squadre migliori? E le peggiori?

La Overwatch League è qualcosa di importante, non giusto o sbagliato, ma importante. Ritengo che chiunque voglia analizzare in maniera obbiettiva questa lega debba andare oltre l’eventuale giudizio morale e focalizzarsi invece sull’unico aspetto che conta: la Overwatch League è qui e ci rimarrà a lungo. Sia per interesse personale che per la mia attività da creator seguo molto da vicino la OWL e devo dire di essere un fan dei New York Excelsior. Oltre alla lineup di talenti devastanti, sono rimasto colpito dal branding del team, dalla loro gestione assolutamente pulita e professionale delle piattaforme social, e dalla narrativa costruita intorno ai loro top player come Pine o Saebyeolbe. Per quanto riguarda la squadra peggiore invece, rispondo a malincuore gli Shanghai Dragons, slegati, privi di un’identità, e con grosse problematiche alle spalle (mi riferisco alla recente polemica sulle modalità di training).

Cosa ci si può aspettare dalla scena esportiva italiana? Potrà mai essere considerata alla pari di quella sportiva tradizionale?

Dopo un 2017 scoppiettante, mi aspetto un 2018 più “morigerato”, o per dirla in altre parole, un 2018 in cui i tournament organizer avranno il non semplice compito di dimostrare l’efficienza e la solidità di questo business sul suolo italiano. Ciò significa maggiore attenzione nei confronti di titoli con già discreto seguito (LoL e R6 per fare due esempi) per poter massimizzare i profitti. Per quanto riguarda invece il parallelismo sport = esport, siamo ancora lontani anni luce, soprattutto sul pensiero del pubblico generalista, ma sono dell’idea che il lento ricambio generazionale unito a qualche endorsement importante possa avvicinare le parti.


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